Ecco l’intervista al Presidente di Cna Ferrara Davide Bellotti pubblicata dlala Nuova Ferrara giovedì 27 maggio

“Ci attendono anni difficili, in cui dovremo ricostruire il tessuto economico e imprenditoriale del territorio profondamente danneggiato dall’emergenza sanitaria. Per riuscirci dobbiamo mettere in campo un nuovo ‘modello Ferrara’ che ponga al centro l’impresa – con la sua capacità di creare ricchezza e dare lavoro – e l’ambiente, come patrimonio da tutelare e risorsa di sviluppo”.

Matematico di formazione, imprenditore del settore turistico, Davide Bellotti è stato confermato per il secondo mandato alla presidenza di Cna, l’associazione che raccoglie, in provincia di Ferrara, quasi cinquemila piccole e medie imprese.

“Il mondo della piccola e media impresa che noi rappresentiamo – spiega -durante la pandemia ha subito danni pesantissimi. In assemblea ho detto che, nel 2020, il valore aggiunto in Provincia di Ferrara è crollato – dati Camera di Commercio – dell’8,8%. Economicamente parlando, torneremo forse a livelli pre Covid non prima del 2022: a patto che la ricostruzione cominci subito”.

Quali sono le caratteristiche del modello Ferrara a cui lei sta pensando? “Non dobbiamo copiare i modelli di sviluppo di Bologna, Modena o della Romagna. Ferrara ha un suo specifico fatto di Terra e di Acqua, cioè di valorizzazione e tutela ambientale. Quindi: lavoriamo sull’agricoltura, sulla pesca e sul turismo ma in chiave green. Dobbiamo migliorare i modelli produttivi e distributivi, potenziare l’industria di trasformazione dei prodotti, applicare le nuove ricerche alla produzione e trasformazione, operare per rendere green le aziende. Il sistema produttivo deve adeguarsi alla qualità paesaggistica e ai prodotti turistici”

Servirà una regia per dare forma questo progetto. Chi dovrebbe farsi carico di questo ruolo? “Bisogna mettere le imprese nella cabina di regia. A Ferrara, fino ad oggi, è sempre prevalso un modello decisionale di tipo pubblico-istituzionale. Di conseguenza tutte le agenzie di sviluppo, a parte la Camera di Commercio, hanno una governance pubblica e mancano di una regia privata. Ma il mercato, la promozione del prodotto e la ricerca di clienti sono di stretta competenza delle aziende. Non possono essere i Comuni, per esempio, a partecipare alle fiere di settore o a sottoscrivere accordi aziendali.”.

Naturalmente, nella strategia che lei sta delineando le istituzioni pubbliche continueranno ad avere un ruolo. Quale? “Le azioni pubbliche, sicuramente encomiabili, devono partire da una corretta analisi del mercato e una conoscenza approfondita delle imprese e dalle condizioni di contorno (manodopera, formazione, investimenti, ecc.). Questa analisi preliminare deve essere svolta dalle imprese e dalle loro associazioni. Solo così si potrà procedere a un piano di sviluppo corretto e sinergico e monitorare il risultato in termini di fatturato e di crescita dimensionale di imprese e consorzi”.

Tra le vocazioni del territorio, e della città capoluogo, c’è sicuramente il turismo. Lei non teme che la ‘Destinazione Romagna’ in cui Ferrara è stata inserita dalla Regione, sottragga visibilità a Ferrara? “Mi ricollego a quello che ho appena detto. La promozione è lo strumento essenziale di ogni proposta turistica di successo, ma per funzionare bene non può essere affidata esclusivamente alle istituzioni pubbliche. E’ necessario che le imprese intervengano e se ne facciano carico con convinzione e in prima persona: se questo avviene anche la Destinazione Romagna può essere un’opportunità”

Quale sarà, in questo scenario, il ruolo della ricerca e della formazione? “È fondamentale. Se vogliamo dare senso alla nostra vocazione fatta di artigianato di qualità, agricoltura, pesca e industria green, turismo slow dobbiamo dedicarci alla sfida tecnologica senza se e senza ma. E’ positivo, per esempio, che l’Università di Ferrara stia entrando nel settore agrario con un corso di laurea specifico: significa mettersi in connessione con le vocazioni del territorio. Il ruolo della scuola è centrale, ma va rilanciata la relazione tra istruzione tecnica e impresa: oggi le aziende troppo spesso faticano a trovare dipendenti adeguatamente formati”.

Cna rappresenta la piccola e media impresa. Ma la PMI può dialogare con un grande asset industriale come il polo chimico di Ferrara? “E’ chiaro che mettere al centro dello sviluppo il lavoro richiede un impegno globale ed un dialogo aperto fra piccola e grande impresa: a Ferrara questo dialogo può concentrarsi sul tema del rilancio del polo chimico attorno alla chimica verde”.

E le grandi arterie di comunicazione? Ferrara non brilla per la modernità ed efficienza dei collegamenti viari che la attraversano. “Un territorio che afferma con forza la propria identità e acquisisce maggior peso economico ha più forza nel chiedere connessioni migliori. Ferrara può diventare un punto di snodo sia della direttrice adriatica sia della direttrice est-ovest, verso il Tirreno. E’ possibile se saprà conquistarsi un posto nei progetti strategici regionali e nazionali”