CNA-FITA lo sostiene da tempo: occorre sostenere le nostre imprese rispetto alla pesante azione di concorrenza sleale effettuata dai vettori stranieri che, violando le norme comunitarie, svolgono la loro attività nel nostro Paese andando ben oltre i limiti fissati dall’Unione Europea.

Il cabotaggio stradale è un’attività consentita ma entro il limite massimo di 3 viaggi nei 7 giorni successivi all’ultimo scarico, svolti nel territorio del Paese ospitante, al termine di un viaggio internazionale. Chi frequenta le strade e le autostrade italiane sa bene che le cose non stanno così. Per CNA-FITA occorre intensificare i controlli, troppo spesso orientati sui vettori nazionali. La conferma giunge dai dati resi noti dall’Osservatorio nazionale per la sicurezza stradale.
Su 282.629 verifiche 24.7078, cioè l’87,4% del totale ha riguardato i mezzi di vettori italiani. Solo il 10,9 ha riguardato vettori comunitari. Occorre anche cambiare la filosofia di fondo dei controlli, quasi tutti orientati a verifiche sul rispetto delle norme del Codice della Strada e non sui titoli autorizzativi, scelta che porterebbe a far emergere le attività svolte in maniera irregolare. I dati sulle verifiche contrastano con la realtà fatta di migliaia di imprese straniere che stazionano permanentemente nel nostro Paese senza avervi sede e non versano né tasse né contributi.
CNA-FITA chiede che le norme sul cabotaggio vengano rispettate e fatte rispettare. “Diversamente – spiega il segretario regionale Elmo Giovannini – l’Associazione si vedrà costretta a chiedere l’applicazione della “clausola di salvaguardia”, la norma che consente di bloccare e sospendere completamente il cabotaggio qualora si riscontrino fattori distorsivi della normale concorrenza.