Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio nazionale Cna sulla tassazione delle pmi, presentati oggi a Roma, il 2015 ha segnato una discontinuità nelle politiche fiscali riferite ad artigiani, micro e piccole imprese. L’anno scorso, infatti, il peso complessivo del fisco (total tax rate) è sceso al 60,9%: il 3,6 % in meno rispetto al picco toccato nel 2012 (64,5 %), dato comunque superiore a quello del 2011, anno nel quale il prelievo fiscale si attestava al 59,2%. Rimane confermato, un livello di pressione fiscale in Italia “intollerabile”, ad avviso della Cna (19,4 punti in più della media europea), e fortemente penalizzante per le attività imprenditoriali.
In questo quadro, Ferrara risale la classifica delle città italiane, per livello di tassazione complessiva sulle piccole e medie imprese locali, passando all’80° posto rispetto all’88° dell’anno precedente: “Un dato non certo positivo – sottolinea il presidente provinciale della Cna, Alberto Minarelli – pur tenendo conto che il campione dei Comuni italiani presi in esame quest’anno è leggermente superiore. Di fatto, registriamo una seppur limitata inversione di tendenza nella diminuzione della pressione impositiva imboccata l’anno scorso, passata dal 59,4% al 59,5%”.
“Siamo in presenza – aggiunge Minarelli – come dimostra l’indagine dell’Osservatorio sulla tassazione delle pmi, di un prelievo fiscale sulle piccole e medie imprese di gran lunga ancora troppo gravoso che, di fatto, ne strangola le opportunità di ripresa, essenziali per lo sviluppo e l’aumento dell’occupazione nel nostro territorio, come ben si comprende tenendo conto del fatto che le piccole imprese ferraresi saranno costrette a lavorare per il fisco fino alla data del 5 agosto (tax free day 2016), due giorni in più rispetto allo scorso anno. Dunque, c’è ancora moltissimo da fare per ridurre il macigno fiscale sulle pmi, sia da parte dello Stato, che delle Amministrazioni locali. Non possiamo accontentarci di qualche decimale in più o in meno”.
L’Osservatorio nazionale Cna sulla tassazione della piccola impresa, giunto alla terza edizione, analizza 124 comuni italiani, a partire da tutti i capoluoghi di regione e di provincia. L’inversione di tendenza del total tax rate, registrata nel 2015, è da addebitare esclusivamente alla riduzione della pressione fiscale locale (regionale e comunale), calata del 7,6%, in buona parte riassorbito, però, dall’effetto della riduzione dei tributi locali deducibili dal reddito d’impresa. A produrre principalmente questa diminuzione, la deducibilità completa dall’Irap del costo dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato e l’esenzione dalla Tari delle aree destinate alla produzione di rifiuti speciali.
Per il 2016, purtroppo, il calo della pressione fiscale si arresta. L’Osservatorio prevede addirittura un lieve incremento del total tax rate (+0,1%) destinato a salire al 61% complessivo. Un incremento, che deriva dall’aumento programmato dell’aliquota dell’Ivs (Invalidità-vecchiaia-superstiti), la contribuzione previdenziale della Cassa artigiani e commercianti, solo in parte attenuato dall’elevazione della franchigia Irap a 13mila euro.
Inoltre, la maggior parte degli interventi introdotti con Legge di stabilità del 2016 non produrranno effetti sensibili sulle imprese di minore dimensione, se non il beneficio che deriva dal super ammortamento relativamente agli investimenti effettuati in corso d’anno.
Nella classifica dei Comuni italiani più virtuosi, ai primi posti Gorizia, Cuneo e Belluno, i più esosi, invece, Reggio Calabria, Bologna e Roma.
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