Il tema del riconoscimento della professione sanitaria di odontotecnico è una questione annosa sulla quale, da diversi anni, CNA si sta battendo per giungere a un risultato che assicuri alle imprese del settore odontotecnico la dovuta quota di dignità professionale.
Nei giorni scorsi la nostra Confederazione, unitamente a Confartigianato, ha scritto al ministro della Salute, Orazio Schillaci, sollecitando il pieno riesame dell’istanza di riconoscimento della qualifica professionale dell’attività odontotecnica, superando l’attuale impasse amministrativo.
È del 2018 l’ultima iniziativa esperita congiuntamente da CNA SNO Odontotecnici e Confartigianato Odontotecnici allo scopo di vedere finalmente istituita la professione sanitaria odontotecnica. Questa volta, però, dopo vari passaggi giurisprudenziali, l’aspirazione a ricondurre dal punto di vista giuridico-normativo tale profilo nell’alveo delle professioni sanitarie riconosciute è giunta a un passo dal formale perfezionamento. Infatti, dopo un primo rigetto dell’istanza da parte del Tar del Lazio, nel 2024 il Consiglio di Stato ha positivamente disposto che il ministero della Salute non possa fondare un eventuale diniego del riconoscimento – ove sia comprovata la mancata modifica delle competenze dell’odontotecnica – ‘sic et simpliciter’ con il carattere preclusivo del divieto di “sovrapposizioni” o “parcellizzazioni” tra le diverse professioni odontoiatrica e odontotecnica. La stessa Corte di Cassazione ha osservato che nella sentenza del C.d.S. si è, alfine, riconosciuto che la professione di odontotecnico rientra nelle ‘professioni sanitarie’.
Quanto portato avanti negli anni dalla CNA non significa perorare la causa di una azione amministrativa intesa a ‘usurpare’ funzioni precipue della professione odontoiatrica, bensì, a essere mutato, nella sostanza, non è il perimetro di azione, ma – specie nel raffronto col passato – l’aumentato livello di autonomia acquisito dall’agire professionale dell’odontotecnico nella realizzazione di protesi dentarie e apparecchi ortodontici, seguendo le indicazioni e le prescrizioni del medico dentista. Di qui, dunque, la legittima pretesa di un diverso e più elevato inquadramento giuridico-formale.


