“Dopo i mesi difficili della pandemia il settore balneare cominciava a vedere finalmente un po’ di luce. Ora, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, migliaia di aziende che hanno lavorato, investito e tenuto duro, vengono ricacciate nel buio. Per congiurare un disastro annunciato bisogna che la politica riprenda subito a confrontarsi con le associazioni imprenditoriali”.

E’ questo il primo commento di Nicola Ghedini, Presidente dei balneari di Cna, alla sentenza del Consiglio di Stato che annulla ogni possibilità di estendere al 2033 le concessioni demaniali per gli stabilimenti balneari e indica come data ultima il 31 dicembre 2023: da quel giorno le concessioni potranno essere assegnate unicamente tramite gara.

La politica non  ha saputo sciogliere i nodi di un tema complesso

“Ancora una volta la politica non è riuscita a sciogliere i nodi di un tema estremamente complesso – spiega Ghedini – e ha costretto la magistratura a intervenire. Ora bisogna avere ben chiari i rischi che corriamo e individuare regole certe che tutelino tutti, anche gli attuali concessionari, cioè noi imprenditori: non possiamo dimenticare che gli stabilimenti balneari italiani sono almeno 30mila, con almeno 350mila dipendenti e un indotto occupazionale che coinvolge un milione di persone”.

“Parta subito il confronto tra governo e associazioni imprenditoriali”

La sentenza del consiglio di Stato stabilisce che gli attuali titolari delle concessioni potranno partecipare alle future gare, ma senza avere alcun titolo di preferenza. “Tuttavia – spiega Ghedini – si dovrà per forza tener conto che ogni imprenditore, su quei tratti di spiaggia ha investito, fatto manutenzione, creato strutture. Possibile che in sede di gara quegli investimenti vengano cancellati? Se il titolare dello stabilimento dovesse perdere la concessione, perderebbe anche ogni diritto sulle strutture che ha creato? Non è possibile. Questi sono i punti su cui deve immediatamente iniziare il confronto con il governo, nella speranza che la politica abbandoni le proprie lentezze e si decida a creare un quadro di regole certe, e soprattutto eque”.

Rischi per migliaia di famiglie

Senza dimenticare le conseguenze di natura sociale: “ci sono migliaia di famiglie che fanno da sempre questo mestiere, e se lo sono tramandato di padre in figlio. Potrebbero trovarsi da un giorno all’altro senza un lavoro. Anche di questo bisognerà farsi carico”