Non c’è ingiustizia più grande che trattare situazioni uguali in modo diverso.
È questo, in sintesi, il senso della lettera che Unatras, e le tre organizzazioni sindacali dei lavoratori (Filt CGIL, Fit CISL e UILtrasporti) hanno scritto al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, per chiedergli di includere gli autisti di veicoli pesanti adibiti al trasporto delle merci tra le categorie che, in virtù del carattere usurante del lavoro, possono beneficiare del pensionamento anticipato.
L’ingiustizia a cui si fa riferimento nella lettera riguarda, più precisamente, il testo del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, laddove prevede che una serie di tipologie di lavoratori «possono esercitare, a domanda, il diritto per l’accesso al trattamento pensionistico anticipato, fermi restando il requisito di anzianità contributiva non inferiore a 35 anni».
Tra queste categorie rientrano, giustamente, «i conducenti di veicoli, di capienza complessiva non inferiore a 9 posti, adibiti a servizio pubblico di trasporto collettivo di persone», ma non i conducenti di veicoli merci.
In pratica, chi guida autobus per trasportare persone fa un lavoro usurante e può accedere anticipatamente alla pensione, chi invece guida un camion ne rimane escluso.
A dire il vero, le stesse associazioni scriventi ricordano che lungo questo muro discriminatorio si sono aperte alcune brecce.
La prima era presente nella legge di Bilancio 2017, in cui si concedeva anche ai conducenti di camion la possibilità di accedere alla cosiddetta APE Social, vale a dire di chiedere – entro il 31 dicembre 2018 – di anticipare la pensione al ricorrere di specifici requisiti.
Unatras, e le tre organizzazioni sindacali dei lavoratori, però, ricordano che, anche rispetto a questa misura, c’è stata un’altra ingiustizia, un altro trattamento differenziato per persone che svolgono identiche mansioni.
Infatti, la possibilità di accedere all’APE Sociale è stata riconosciuta esclusivamente agli autisti dipendenti e non anche ai trasportatori artigiani, anche noti come «padroncini», che sono sì titolari di un’impresa, ma di fatto guidano allo stesso identico modo degli altri.
Ragion per cui se è usurante quella come attività, lo sarà anche questa.
Ecco perché la richiesta rivolta al ministro Poletti di riconoscere come usurante l’attività di conducente di veicoli pesanti per trasporto merci include in modo esplicito anche i lavoratori artigiani, perché escludendoli – si dice – non solo si genererebbero «disuguaglianze di carattere sociale», ma si
rischierebbe anche di «rappresentare un rischio per la sicurezza stradale, tenuto conto dell’impegno richiesto a tali soggetti, che implica orari diurni e notturni, specifiche abilità e attenzione continuativa».
Detto altrimenti, accogliendo la richiesta il governo darebbe un contributo fondamentale non soltanto nella tutela della salute dei lavoratori, ma anche della sicurezza stradale.