Mercoledì 29 novembre rischia di diventare una data importante per l’autotrasporto. Storica, a dire il vero, lo è già. Perché segna una sorta di rottura di un digiuno: dopo ben sette mesi le associazioni dell’autotrasporto torneranno a incontrarsi con il governo. Non accadeva dal 27 aprile scorso. Non possiamo dire che l’incontro sarà con il rappresentante delegato dall’esecutivo perché, come sapete, non esiste più dallo scorso 19 maggio, il giorno in cui la sottosegretario Simona Vicari, impaludatasi nella vicenda dei Rolex ricevuti in regalo, rassegnò le dimissioni. Al suo posto ci sarà il Capo di Gabinetto del
ministro, Mauro Bonaretti, che nella convocazione inviata alle associazioni dell’autotrasporto scrive che l’incontro sarà l’occasione per fare un “punto” sulle questioni inerenti al settore.
Ma in Unatras, questa giustificazione fornita da Bonaretti, l’hanno trovata un po’ superficiale. E nell’incontro della presidenza organizzato lo scorso 22 novembre lo hanno prima detto e poi scritto (in un comunicato) a chiare lettere, spiegando che «la semplice convocazione di un incontro tecnico, che avviene per giunta dopo mesi e mesi di assordante silenzio da parte del ministro e dell’intero Governo, non può certo bastare a mitigare il disagio del settore».
Insomma, per Unatras non basta fare il punto della situazione e redarre il “cahier de doléances”, ma bisogna anche fornire risposte concrete. Perché senza queste risposte, si chiarisce fin d’ora nel comunicato, «sarà difficile evitare che l’autotrasporto, già all’inizio del prossimo anno, si mobiliti in forme anche eclatanti a tutela delle decine di migliaia di piccole e medie imprese, che del settore costituiscono l’ossatura fondamentale».
Il messaggio quindi è chiaro: senza concretezza si passerà dalle parole ai fatti.
E i primi fatti da realizzare sono appunto momenti di mobilitazione “anche eclatanti”.
Unatras ha intenzione di partecipare alla prossima campagna elettorale in maniera attiva, organizzando incontri «con forze politiche e candidati per ottenere da ciascuno di essi specifici e precisi impegni».
Ii punti programmatici sul quale conquistare l’adesione di possibili forze politiche sono i seguenti:
1) sulla definizione dei costi di riferimento utili per comprendere quanto l’andamento del mercato sia effettivamente congruo, da affidare a un’autorità terza magari pubblica;
2) sull’introduzione dell’obbligatorietà del contratto di trasporto scritto;
3) sul rispetto dei tempi di pagamento (caricando la responsabilità del pagamento oltre i 60 giorni al committente);
4) sulla maggiore diffusione del portale della regolarità contributiva realizzato dall’Albo che di fatto consente al committente di poter scegliere trasportatori regolari e di divenire al contrario corresponsabile.

Buona parte di questi punti hanno incontrato il favore delle altre associazioni, tranne quello relativo all’obbligatorietà del contratto scritto di trasporto, visto da qualcuno come un possibile aggravio burocratico.
Altri possibili contenuti sono stati quelli di redigere un Testo Unico dell’Autotrasporto, in modo da razionalizzare la normativa e ripulirla da stratificazioni e contraddizioni attualmente presenti, e di ripensare l’Albo riportandolo a una gestione diretta degli autotrasportatori, quindi al di fuori della cornice ministeriale.
In definitiva si tratta di 4-5 proposte concrete, fornire un nuovo sostegno all’autotrasporto e garantirgli un futuro migliore.