Se nel 2016 non si conferma, a livello nazionale, il sensibile calo della pressione fiscale sulle piccole e medie imprese registrato nel 2015, a Ferrara il trend iniziato nel 2014 appare sostanzialmente stabile, con qualche lieve scostamento. E’ quanto emerge dal Rapporto 2017 di “Comune che vai, fisco che trovi”, l’Osservatorio permanente della Cna sulla tassazione delle pmi, giunto alla quarta edizione, che analizza l’andamento del total tax rate (il peso complessivamente esercitato dal fisco) sulle piccole imprese in 135 città italiane, tra le quali tutti i capoluoghi di provincia.

L’anno scorso, dunque, questo indicatore (media italiana) è rimasto fermo al 60,9%, mentre per il 2017 se ne prevede addirittura l’aumento dello 0,3%, toccando il 61,2%. Questo, a meno che le stesse imprese non optino per il nuovo regime previsto dall’Iri (l’Imposta sul reddito delle imprese, che alleggerisce la tassazione del reddito lasciato in azienda), nel qual caso il Ttr scenderebbe al 58,1%.
Quanto a Ferrara, l’incidenza del prelievo fiscale complessivo sulle piccole imprese cresce, seppur di poco, dal 59,5% del 2015 al 59,7% per il 2016, attestandosi al 53° posto della classifica nazionale dei 135 Comuni. Confermata, inoltre, la data del 5 agosto come Tax free day: giorno in cui, finalmente, le imprese hanno potuto lavorare per se stesse e la propria famiglia, dopo avere assolto per intero alla pesante mole di obblighi fiscali e contributivi che grava su di loro.
Questi i Comuni che si attestano ai vertici della classifica per incidenza della pressione fiscale: Reggio Calabria rimane, anche nel 2016, il capoluogo che maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 73,2%, seguita da Bologna con il 71,9%, Roma al 69,1%, Firenze (69%), Catania (68,5%), Bari (68,1%), Napoli (67,8%), Cremona e Salerno (66,8%), Foggia (66,3%), Sassari (66,1%).

• Ma la classifica dimostra anche che sono possibili politiche più favorevoli alle pmi, nonostante il quadro dei vincoli e delle compatibilità cui si trovano costretti i Comuni: ad esempio Trento, che ha registrato un Ttr pari al 53,9%, o Gorizia con il 54,4%, Cuneo, Imola (Emilia Romagna) e Belluno al 54,5%, Sondrio (54,8%), Udine (55,2%), Carbonia (55,3%), Arezzo e Mantova (55,7%). O, per citare Capoluoghi vicini a Ferrara, Rovigo e Reggio Emilia, con il 57,8%.

Lo evidenzia il presidente provinciale della Cna, Davide Bellotti, sottolineando come Ferrara si registri una sia pur leggero aumento della pressione fiscale e, comunque, sia ancora ben lontana da una reale e consistente riduzione degli oneri che pesano complessivamente sulle piccole e medie imprese.
“Pur comprendendo le difficoltà più generali a cui debbono far fronte i Comuni – puntualizza Bellotti – rimane il fatto che le imprese debbono fare i conti con un fisco talmente esoso da ostacolarne pesantemente la capacità competitiva, in una fase nella quale esse, al contrario, avrebbero bisogno di investire risorse per rilanciarsi sul mercato, cogliendone le opportunità di crescita”.
In realtà la pressione fiscale in Italia è troppo elevata, qualunque dato si prenda. “Il problema vero – aggiunge Bellotti – risiede piuttosto nella iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale secondo la natura del reddito e svantaggia le imprese, in particolare le piccole imprese personali. E’ arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato che non tiene conto, tra l’altro, delle profonde trasformazioni dei mercati, in questi anni, della mancata rendita dovuta al rallentamento degli investimenti delle aziende e dei costi crescenti che fanno da contrappeso alla necessità di fare reddito. E’ a partire da questa realtà che, anche a livello locale, si può intervenire attivamente sulla leva fiscale: noi siamo disponibili fin da subito al confronto con tutte le amministrazioni locali.”

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