E’ ormai da oltre un anno che tante imprese italiane stanno affrontando pesanti disagi relativi alla raccolta dei pneumatici fuori uso. “Il problema ha una rilevanza non trascurabile – dichiara Franco Mingozzi, Presidente Nazionale di CNA Autoriparazione -, tenuto conto che il caos che questo settore sta vivendo, ha un potenziale impatto negativo immediato sulle imprese ma, soprattutto, sull’ambiente nonché sulle tasche dei cittadini”.

Ma facciamo un po’ di chiarezza sul meccanismo che dovrebbe regolare la gestione di questi rifiuti, individuando le relative criticità.

Gli pneumatici fuori uso sono uno di quei rifiuti, al pari ad esempio degli imballaggi, delle batterie, dei RAEE, per i quali, la normativa ambientale di riferimento applica il principio cosiddetto della responsabilità estesa del produttore. In sostanza, sulla base del dettato comunitario “chi inquina paga” che sta alla base di tutta la normativa ambientale, per particolari flussi di rifiuti e del relativo impatto per l’ambiente e la salute umana, al fine di garantirne una corretta gestione viene assegnata una responsabilità particolare in capo al produttore iniziale del bene (in questo caso, il produttore di pneumatici); senza però superare la responsabilità che normalmente ricade in capo al produttore del rifiuto (in questo caso, il gommista).

L’applicazione di questo principio implica alcuni obblighi e regole normative che, come già detto, dovrebbero evitare che i pneumatici fuori uso vengano gestiti in maniera scorretta e, al contempo massimizzandone le opportunità di riuso, riciclo e recupero.

In concreto, nel momento della prima immissione dei pneumatici, sul costo di vendita viene obbligatoriamente applicato il cosiddetto contributo ambientale (e da qui deriva l’impatto per le tasche dei cittadini), che viene trasferito ai sistemi collettivi costituiti dai produttori dei pneumatici, i quali devono garantire la raccolta degli stessi (sulla base dei quantitativi di immesso al mercato che rappresentano), una volta giunti a fine vita.

“Un meccanismo che, sulla carta, nasce con l’obiettivo di tutelare l’ambiente ma che, a causa di una serie di inefficienze, in primis la scarsità dei controlli, – continua Franco Mingozzi – ha fatto si che i consorzi deputati alla raccolta, lamentando un quantitativo di pneumatici sul mercato superiore all’immesso al consumo, interrompessero la raccolta lasciando i magazzini dei gommisti carichi di pneumatici fuori uso, con evidenti conseguenze disastrose per la loro attività.

“Dobbiamo purtroppo constatare l’inerzia dell’Amministrazione- conclude Franco Mingozzi, Presidente Nazionale di CNA Autoriparazione -. Sono passati ormai 5 mesi dall’incontro con il Ministero, dove abbiamo ribadito con forza la necessità di intervenire con urgenza per sanare le criticità esistenti e avanzato proposte per correggere una gestione che evidentemente non funziona come dovrebbe, ma a fine 2016 siamo ancora fermi!”

Ecco le proposte della CNA:

Per prima cosa, affrontare la situazione di emergenza che vede i magazzini di molti gommisti ormai pieni PFU, con le ovvie conseguenze sia in termini di impossibilità di proseguire correttamente la propria attività che rispetto ai pesanti rischi per l’ambiente. Su questo fronte chiediamo che venga risolta con urgenza tale situazione, implementando tutte le azioni necessarie a far sì che tali pfu vengano raccolti rapidamente e costantemente da parte dei Consorzi di riferimento.
Rafforzare i controlli per intercettare le anomalie del mercato. In questi mesi si è imputato il problema dei quantitativi anomali presenti sul mercato (cosiddetti flussi irregolari) esclusivamente a situazioni di nero nel settore del ricambio. In proposito, bisogna dire innanzi tutto che non è pensabile che i sistemi collettivi si sostituiscano ai soggetti preposti al controllo nella valutazione di eventuali irregolarità presenti nel mercato. Inoltre, non si può prescindere da un controllo più stringente anche sui dati e le informazioni che i produttori e i sistemi collettivi sono tenuti a fornire rispetto al proprio immesso al consumo.
Le modifiche normative proposte individuano dei meccanismi volti a definire quantitativi di raccolta cosiddetti extra-target che i sistemi collettivi devono garantire per evitare le situazioni emerse in questi mesi; abbiamo apprezzato questo sforzo introdotto dal Ministero dell’Ambiente; siamo preoccupati però che i quantitativi previsti non siano sufficienti e abbiamo chiesto che questo aspetto, che rappresenta la parte più rilevante delle modifiche proposte, venga frequentemente monitorato ed eventualmente rettificato.
Rispetto ai sistemi collettivi, è necessario individuare il giusto equilibrio tra la necessità di evitare che l’attività si concentri solo su pochi operatori e di garantire, al contempo, la serietà e l’efficienza di tali sistemi.
In aggiunta alle modifiche proposte, si ritiene necessario garantire una maggiore partecipazione al Tavolo permanente di consultazione, di cui all’articolo 8. E’ evidente, anche a seguito di quanto accaduto negli ultimi mesi, quanto sia fondamentale garantire in questo settore un luogo di confronto nel quale tutti i soggetti della filiera possano monitorare e condividere ipotesi e soluzioni. A tal fine chiediamo che la rappresentanza delle organizzazioni dell’artigianato venga incrementata a 2 rappresentanti.