Qualcuno si chiederà cosa c’entra lo scandalo delle centraline truccate della Volkswagen con la certificazione f-gas. Nulla diranno i più. E invece molto diciamo noi, anche perché il “dieselgate”, come lo hanno definito i media, dimostra in modo inequivocabile come l’Unione europea abbia sulla stessa materia, la riduzione delle emissioni, approcci sensibilmente diversi a seconda degli interlocutori che si trova di fronte. “A Bruxelles – afferma Carmine Battipaglia, Presidente Nazionale di CNA Installazione Impianti – si sono dimostrati deboli con i forti e forti con i presunti deboli. Non si spiegherebbe altrimenti la pervicacia con la quale sono stati introdotti pesanti oneri burocratici ed adempimenti amministrativi, con i relativi costi, sugli f-gas in un settore ad altissima presenza di piccole imprese e l’ignavia, non trovo altre parole per definirne il comportamento, con la quale la Commissione Europea ha trattato, o meglio ignorato, un problema che, guarda caso, riguardava una grande impresa. Se è vero che la Commissione sapeva delle centraline truccate sin dal 2013, come dice il Financial Times, e non ha mosso un dito – accusa il Presidente degli impiantisti della CNA – è del tutto evidente che ci troviamo di fronte ad una profonda diversità di comportamento delle istituzioni comunitarie nei confronti delle piccole imprese, con buona pace dello Small Business Act che pure la Commissione Europea ha varato da tempo, ma che di fatto sembra restare lettera morta”. Due pesi e due misure che agli occhi delle piccole imprese risultano ancor più odiose se si considera la totale chiusura che all’epoca della stesura del DPR 43/2012, che introdusse il cosiddetto “patentino del frigorista”, il Ministero dell’Ambiente (l’allora Ministro era l’On. Stefania Prestigiacomo) oppose ad ogni richiesta di confronto con le associazioni di categoria. Ora, tanto per tornare alla vicenda Volkswagen, da chi sapeva ma ha chiuso entrambi gli occhi, come l’Unione europea e le autorità competenti dei singoli paesi membri, si sentono levare voci piene di indignazione e richieste di risarcimento: “Siamo nel classico caso – aggiunge Battipaglia – di chi chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati. Il Ministero dell’Ambiente si sta apprestando a scrivere il nuovo decreto che dovrà recepire il Regolamento UE 517/2014 sugli f-gas e sembra che, almeno dai primi approcci, l’atteggiamento sia diverso rispetto al passato e senza preclusioni ad un costruttivo confronto con le associazioni di categoria. Sarebbe interessante – dice scherzando, ma non troppo Battipaglia – se i proventi di parte delle sanzioni che tutti minacciano di comminare a Volkswagen venissero destinati, almeno per quanto riguarda il nostro paese, a risarcire anche solo in parte i costi che le imprese hanno dovuto sostenere per ottenere la certificazione f-gas “. Del resto, la sproporzione tra le emissioni che deriverebbero dagli f-gas e quelle, reali, rilasciate in questi anni dai motori Volkswagen con le centraline truccate è di una evidenza enorme e sarebbe decisamente singolare se, in prospettiva, il nostro Governo non pensasse di adottare una qualche forma di compensazione per tutte quelle piccole imprese che si sono certificate sugli f-gas ed hanno dimostrato, in materia di riduzione delle emissioni in atmosfera, di essere più virtuose di una grande multinazionale: “L’iter per ottenerli ed i tempi per la riscossione degli eventuali risarcimenti non sarebbero certamente brevi – conclude Battipaglia – ma se la legge è ugual per tutti dovrebbe essere una cosa normale da parte di chi non ha rispettato, se non proprio del tutto ignorato, le regole del gioco risarcire chi a queste regole, pur penalizzanti, si è attenuto”.