Corresponsabilità del committente del trasporto in caso di gravi infrazioni del Codice della Strada commesse dal vettore. Lo prevede la nuova normativa tedesca contenuta nel decreto pubblicato di recente sulla Gazzetta ufficiale.
La nuova disposizione tedesca prevede che il committente (quindi anche il primo vettore nei confronti del subvettore in caso di subvezione) ha il dovere di accertarsi che il vettore incaricato sia nelle condizioni di rispettare la legge, ed è corresponsabile fin dall’inizio del viaggio con riguardo ad alcune gravi violazioni del vettore, tra cui quelle sui tempi di guida e di riposo.
La nuova normativa ha l’opposizione da parte dell’associazione tedesca degli autotrasportatori, BGL, che contesta la mancanza di fondamento giuridico del provvedimento: la norma regolamentare va a modificare una legge federale sul cronotachigrafo e sui tempi di guida e di riposo.
L’associazione vettoriale tedesca ha inoltre contestato la norma perché i committenti non avrebbero le competenze per far fronte ai nuovi oneri di controllo che la legge impone a loro carico.
Ma in quali casi scatta questa corresponsabilità?
Le ipotesi sono diverse e riguardano le principali violazioni del codice della Strada, in particolare rispetto ai limiti di velocità e al superamento dei tempi di guida e di riposo, ma in generale ogni qual volta affidi un trasporto a un vettore che non sia nelle condizioni di portarlo a termine.
Infine, la corresponsabilità di filiera si estende anche ai casi di violazione della nuova legge sull’applicazione del salario minimo. In pratica, se viene riscontrato che un autista (anche straniero, purché non in transito) percepisca meno di 8,50 all’ora potrà essere chiamato a rispondere – o meglio a subire la sanzione, che può arrivare fino a 500 mila euro – anche il committente. E siccome questo meccanismo funziona come detto anche rispetto a trasporti internazionali, nulla vieta che anche un’azienda italiana possa diventare corresponsabile della violazione della legge sul salario minimo, quando il vettore – magari non italiano – a cui si è affidato paghi i suoi dipendenti cifre irrisorie