Sono oltre 1.800 le imprese balneari in Emilia Romagna, imprese che si attendono dopo mesi di tira e molla, che il Governo ponga le basi per far uscire il turismo balneare da un’incertezza normativa e amministrativa, oltre che da un fisco penalizzante, che ne compromette prospettive e competitività.
“Non possiamo non evidenziare – spiega Elisa Muratori coordinatrice di CNA Balneatori Emilia Romagna – che solo per le imprese balneari, l’IVA è al 22% anziché al 10% come per tutte le altre imprese turistiche; che alle stesse imprese si applicano addizionali spropositate sui canoni demaniali e che le stesse sono soggette a IMU, malgrado siano affittuarie e non proprietarie delle aree, che le nuove TASI e TARI, sono calcolate sull’intera superficie oggetto di concessione, fino alla battigia”.
C’è stato e c’è un colpevole pregiudizio ed una grave sottovalutazione economica e sociale del turismo balneare e del suo peso specifico nell’intero comparto. Questo nonostante l’ultimo rapporto “Imprese e turismo 2013” di ISNART-Unioncamere certifichi, ancora una volta, che anche per i flussi provenienti dall’estero, in particolare Nord ed Est Europa, il turismo balneare costituisca “il primo prodotto per entità dell’offerta dell’ospitalità (31% degli esercizi e 34% dei posti letto disponibili), nonché “il primo prodotto per la domanda turistica italiana scelto dal 45% dei turisti italiani in vacanza”. Dati confermati da ISTAT, da cui si evince che nel 2012, le presenze nelle località balneari italiane, pari a 116.180.554, sono state superiori a quelle di tutte le altre località turistiche. “Al Governo – prosegue Muratori – chiediamo di convocare entro il prossimo 15 maggio un qualificato tavolo tecnico per il riordino della materia, così come disposto dalla Legge di Stabilità. Questo per dare finalmente concretezza agli obiettivi di assicurare un futuro alle imprese e rilanciarne gli investimenti”.
CNA Balneatori Emilia Romagna si augura altresì, che il cosiddetto “decreto turismo”, più volte annunciato, contenga anche misure per il settore della balneazione come l’uniformità dell’aliquota IVA; un freno all’introduzione di addizionali regionali sui canoni ed una rimodulazione della disciplina sulla nuova IUC, tale da renderla più equa e sostenibile.