Trasporti eccezionali. AITE: “Situazione disperata”. MIT: “Disponibili a soluzioni concertate”

A distanza di un anno dal disastro di Annone – il ponte crollato a Lecco sulla SS36 – i principali attori dei trasporti eccezionali si sono incontrati a Piacenza in occasione del GIS, per fare il punto della situazione.
Il convegno, organizzato dall’Aite (Associazione italiana trasporti eccezionali), ha visto la partecipazione del viceministro dei trasporti e delle infrastrutture, Riccardo Nencini, e del vicepresidente della Commissione Trasporti, Vincenzo Garofalo, oltre che di rappresentanti di Anas, Autostrade per l’Italia e Regione Emilia-Romagna.
Le notizie però non sono buone: il settore è in forte crisi e paralizzato, nonostante la volontà di tutti di trovare soluzioni concertate e rapide.
«Purtroppo le nostre aziende si trovano in una situazione disperata – ha accusato Sandra Forzoni, segretaria nazionale di Aite – Non ci sono certezze sulle procedure e sui ruoli, necessarie a far ripartire il settore. Gli enti che si occupano di TE sono oltre 150, troppi e con pochissime risorse disponibili.
Le imprese hanno accettato oneri aggiuntivi per poter proseguire a lavorare, ma così facendo si sono trovate in grossa difficoltà. Le Province continuano ad avere competenze fondamentali nel settore, ma mancano delle risorse per poter fare manutenzione o per risolvere i problemi strutturali».
La Forzoni ha poi indicato alcune proposte per uscire dal pozzo: «Per mezzo di un DPR urgente del Governo si potrebbero fornire più risorse all’Anas per la messa in sicurezza dei ponti – ha spiegato – e trovare percorsi alternativi quando si lavora per rafforzare le strutture. Chiediamo poi di aumentare le autorizzazioni per il passaggio in autostrada, dove la situazione è sicuramente meno pericolosa. Infine vorremmo ridurre drasticamente il numero degli enti coinvolti, magari con uno sportello unico regionale oppure mettendo in capo sempre ad Anas la gestione della messa in sicurezza del territorio».
Il viceministro Nencini ha ammesso che purtroppo c’è poca sinergia tra le istituzioni: «Esiste un problema di procedure, la burocrazia rallenta qualsiasi processo di miglioramento – ha sottolineato – e qui Anas e Autostrade dovranno prendere in mano la situazione e trovare percorsi sicuri, da controllare e manutenere con attenzione. Purtroppo ci troviamo di fronte a ponti che risalgono a 40-50 anni fa e anche oltre, non sono mai stati rifatti e renderli sicuri impiega molto tempo.
Ora con il nuovo piano quinquennale, Anas avrà a disposizione 29,5 miliardi di euro, di cui 27,5 già finanziati e spendibili. Sedici miliardi dovrebbero andare alla manutenzione generale delle strade, ma un miliardo e mezzo a quella dei ponti».
Se la viabilità ordinaria, nonostante gli sforzi, sembra dunque un problema di complessa risoluzione – come ha spiegato Dino Vurro di Anas per adeguare un ponte al passaggio di mezzi pesanti ci vogliono almeno 5 anni – la situazione sulle autostrade è migliore: «Per noi non è un problema economico né autorizzativo – ha detto provocatoriamente Paolo Berti, direttore esercizio di Aspi – Piuttosto è sorprendente come dopo l’evento di Annone le richieste di nulla osta per transiti di TE siano aumentate vertiginosamente: dalle 45 del 2016 alle 1.239 dei primi otto mesi del 2017».
È evidente che Berti si riferisca al forte abusivismo e all’escamotage di molti trasportatori che non chiedevano l’autorizzazione prima del crollo leccese.
Ma la maggioranza di chi fa trasporti eccezionali rispetta le regole ed è appunto a essa che il Governo dovrà dare rapide risposte. Anche se non possiamo nascondere che finora il trasporto eccezionale è stata l’unica categoria a “crollare” per la Direttiva Delrio.