Un portale di notizie internet (Index) e un ente di autoregolamentazione dei prestatori di servizi di contenuti (Internet Magyar Tartalomszolgaltatok Egyesulete – “MTE”) ungheresi, essendo stati ritenuti responsabili dai giudici del Kuria (la Corte suprema ungherese) per commenti critici e volgari – pubblicati da alcuni utenti del portale, tenuti solo alla registrazione – contro un paio di siti di annunci immobiliari on-line, avevano dovuto pagare 75.000 Fiorini ungheresi e rimuovere tutti i commenti lesivi della buona reputazione altrui.
Index e MTE, non convinti della sentenza della Corte suprema magiara secondo cui se il portale offre un servizio che consente di rilasciare commenti si assume implicitamente anche la responsabilità per i danni causati da terzi (gli utilizzatori del servizio), si erano rivolti alla Corte di Strasburgo invocando la violazione dell’art. 10 della Convenzione (“Libertà di espressione”).
La Corte europea dei diritti dell’uomo, riconoscendo la violazione dell’art 10, ha dato ragione ai ricorrenti evidenziando che:
• ai portali di news si applicano le regole sulla libertà di stampa, anche in presenza di commenti di terzi; i portali, infatti, godono di ampia libertà, pur nel rispetto delle responsabilità e dei doveri degli editori, limitabile solo nei casi di incitamento all’odio (“hate speach”) e alla violenza;
• i commenti degli utenti del sito erano sì volgari (certamente non protetti dall’art. 10), ma le singole frasi non potevano ritenersi decisive nella valutazione sulla “diffamazione”;
• i giudici nazionali nelle loro valutazioni devono considerare le peculiarità della comunicazione sul web;
• l’attività dei portali che mettono a disposizione spazi a terzi per i loro commenti è analoga all’intervista fatta da un giornalista ad una terza persona poi riprodotta sulla carta stampata o mandata in onda in televisione;
• la mancanza di filtro sui commenti non implica la responsabilità oggettiva del comportamento di chi si ritiene diffamato in quanto può pur sempre richiedere la rimozione del contenuto del commento lesivo).

La Giurisprudenza dei singoli stati europei, dopo questa decisione, dovrà stare attenta a non imporre troppi oneri di controllo ai gestori dei portali che pubblicano commenti di terzi qualora questi vincoli possano comportare il rischio di restringere la libertà d’informazione su internet.