Venerdì 5 agosto è una data cruciale per le piccole e medie imprese ferraresi che, finalmente, potranno lavorare per se stesse, dopo avere fatto fronte – fino al giorno prima – alle onerose ed esigenti aspettative di quell’ingombrante socio che è il fisco italiano.
La data simbolica è indicata dall’Osservatorio nazionale della Cna sulla tassazione delle pmi che, alla luce dell’insieme di tributi statali e locali alle quali esse sono sottoposte (Irap, Imu – Tasi, Tari, Ivs, Irpef e addizionali varie regionale e comunale), ha stilato una classifica, su un totale di 124, delle città italiane in cui le imprese sono più “tartassate” e, viceversa, di quelle più “virtuose”.
Il Comune di Ferrara, con un total tax rate del 59,5%, si colloca all’80esimo posto, contro il 73,2% di Reggio Calabria, il 71,9% di Bologna e il 69,8% di Roma. Per contro, le piccole imprese di Gorizia sono al 54,4%, Cuneo e Belluno al 54,5%, Sondrio al 54,8%.
“Il livello della pressione fiscale in Italia – commenta il presidente provinciale della Cna, Alberto Minarelli – rimane intollerabile (19,4 punti in più della media europea) e fortemente penalizzante per le attività imprenditoriali, che hanno bisogno, al contrario, di alleggerirsi dei troppi oneri e prelievi che gravano pesantemente sulle loro spalle, per destinare più risorse allo sviluppo e agli investimenti, in un quadro economico che permane ancora complesso. Nonostante il pur apprezzabile impegno a livello locale, le nostre imprese sono costrette a lavorare sempre più a lungo per pagare una molteplicità di tasse e tributi, sia statali che locali (il tax free day lo scorso anno, a Ferrara, è stato celebrato due giorni prima, il 3 agosto). Dunque, c’è ancora moltissimo da fare, e a tutti i livelli, per ridurre il macigno fiscale sulle pmi, non possiamo accontentarci di qualche decimale in più o in meno”.
Il 2016, per altro, non costituisce certo una buona annata dal punto di vista delle imprese: l’Osservatorio prevede addirittura, per quest’anno, un lieve incremento del Total tax rate (+0,1 per cento), destinato a far salire il dato complessivo nazionale al 61%.